giovedì 12 ottobre 2017

Alla scoperta degli affreschi iseani: un patrimonio da conoscere, studiare e valorizzare.



San Giorgio, il drago e la Principessa- Chiesa di Santa Maria del Mercato - Iseo
Iseo conserva nelle chiese e negli suoi edifici civili un ricco patrimonio di affreschi.
Lidia Muffolini ha dedicato la sua tesi triennale proprio allo studio e alla catalogazione di tutti gli affreschi iseani risalenti al periodo compreso tra la fine del ‘300 e il 700.
Un percorso interessante e complesso allo stesso tempo, che pone qualche interrogativo, forse senza risposta, e che ci restituisce una storia tutta da scoprire.

Ho deciso di intervistarla in modo che, chi leggerà questo articolo, possa farsi un’idea dei tesori custoditi tra le mura di Iseo, nella speranza che qualcuno riconosca l’importanza di questo lavoro, lo pubblichi e segni l’inizio di un nuovo percorso di scoperta, catalogazione ragionata e valorizzazione del nostro patrimonio.

 "Catalogo della pittura iseana fra XIV e XVIII secolo" è il titolo della tua tesi, come è nata questa idea? Inizialmente avevo proposto al mio professore di approfondire una chiesa in particolare poi, su suo consiglio ho deciso di ampliare il raggio d’azione e di analizzare tutti gli affreschi iseani realizzati tra il medioevo e il Settecento. Il mio obiettivo era quello di studiare questi affreschi e capire se sia mai esistita una scuola iseana.

E l’hai identificata?

No, direi proprio di no: a Iseo hanno lavorato molte maestranze di diversa provenienza, soprattutto bergamasche e camune. Solo nel ‘700 il Voltolini, artista dallo spiccato gusto veneziano e allievo del Celesti, crea attorno a sé qualcosa di molto simile a una scuola.

Quali edifici hai analizzato e cosa ti ha colpito di più durante questo lavoro?
Direi l’eterogeneità degli stili e delle maestranze. Tra gli edifici che ho studiato ci sono la Chiesetta del Mercato, in cui i segni più antichi sono di mano bergamasca.
Gli affreschi che troviamo all’interno di questo edificio vanno dal ‘300 alla prima metà del Settecento, quindi ci hanno lavorato molte mani.
 Altro sito su cui ho lavorato è il santuario della Madonna della Neve che in facciata conserva affreschi del ‘600.
Ho inoltre catalogato gli affreschi di San Tommaso a Pilzone, del convento di San Francesco d’Assisi e della chiesa di San Silvestro con la sua danza macabra di fine ‘400 e nuovamente gli affreschi del Voltolini di fine ‘600, e ancora casa Gandossi con affreschi di inizio ‘400 e Castello Oldofredi, sia all’esterno che all’interno, in cui torna nuovamente il Voltolini.

Che metodologie hai applicato per l’analisi e le attribuzioni degli affreschi?
Mi sono basata essenzialmente sul confronto stilistico. Essendo una tesi triennale, mi è stato richiesto solo il primo livello dell’analisi completa.
Manca infatti una parte di studio delle fonti e degli archivi.

Ci sono dei testi di riferimento da cui hai fatto partire la tua ricerca?
Sì certo, per esempio il lavoro della Valotti che presenta alcune opere del Voltolini. In realtà manca una monografia completa ed esaustiva su questo artista.

Hai individuato altri maestri che godono di una certa fama?
Direi che il Maestro di San Cassiano è piuttosto importante per il nostro territorio. E’ l’artista che ha affrescato  la chiesetta dedicata a San Cassiano a Zone.
Di lui sappiamo ben poco, per esempio sappiamo che ha lavorato in Val Camonica e in Val Trompia. Molto probabilmente aveva una bottega, vista la grande quantità di affreschi che ci ha lasciato. Basandomi sempre su attribuzioni certe, ho confrontato gli affreschi attribuiti a questo Maestro e ho riconosciuto lo stile in alcuni affreschi presenti nella Chiesetta del Mercato di Iseo.
Sant'Antonio abate, Madonna col bambino -Maestro di San Cassiano- Chiesa di Santa Maria del mercato -Iseo

Il suo stile è davvero inconfondibile: i soggetti sono molto stereotipati, il modo di realizzare gli abiti e i panneggi è molto riconoscibile: ha un modo tutto suo di tagliare i vestiti, molto evidente nelle vesti di Sant’Antonio Abate, rappresentato insieme alla Madonna in trono col bambino.

Nella chiesetta del mercato, quali sono gli affreschi più antichi?
Direi i due affreschi che rappresentano San Giorgio e il Drago, due committenze degli Oldofredi.

La chiesetta del Mercato presenta una decorazione molto complessa. Proviamo a fare un po’ di chiarezza?
Sì, andiamo con ordine. Gli affreschi risalenti al ‘300 sono di due maestri bergamaschi, poi abbiamo un San Francesco della seconda metà del ‘400 attribuito ad un maestro di cui non sappiamo molto, poi abbiamo due affreschi del Maestro di San Cassiano: Madonna in trono con bambino e San Rocco. Sono presenti anche composizioni attribuite ad altri quattro maestri lombardi, di cui rimangono però solo delle porzioni perché sono stati ricoperti dagli affreschi del Voltolini, che qui realizza un’intera Via Crucis. Sempre del Voltolini è anche il San Francesco che salva le anime del Purgatorio, datato 1727. Mi è capitato, più di una volta, che alcuni nostri concittadini mi abbiano chiesto informazioni sugli affreschi presenti nel chiostro dell’ospedale, che ricordiamo era un convento dedicato a San Francesco d’Assisi.

Ci puoi svelare qualche dettaglio interessante?
Il chiostro ancora oggi è molto bello e conserva tracce di affreschi riconducibili ad artisti colleoneschi, ossia un gruppo di pittori che hanno operato sul nostro territorio durante il dominio della famiglia Colleoni. Tra gli affreschi troviamo una serie di santi risalenti al periodo fine ‘500- inizio ‘600, ma sono solo impronte, probabilmente sono stati strappati, quindi è molto difficile studiarli e analizzarli.

Hai fatto qualche scoperta curiosa? 
Sì! Mi è capitata una cosa davvero molto singolare. Ho trovato, in un articolo degli anni ’30, una descrizione e una fotografia relative ad un affresco davvero molto raffinato che, in teoria si doveva trovare in un’abitazione privata di Iseo. Accolta con grande curiosità, ho raccontato ai padroni di casa di questo affresco. Questi, straniti, mi hanno confessato di non averlo mai visto. Molto gentilmente mi hanno dato il permesso di curiosare e perlustrare l’abitazione. Ma nulla, dell’affresco non c’era alcuna traccia. Nessuno può sapere, almeno per ora, quale è stato il destino di quell’affresco. È stato strappato? La parete affrescata è stata abbattuta o ricoperta? Direi che questo resterà un vero mistero.

Hai condotto una catalogazione con attribuzione degli affreschi in base all’analisi stilistica. Che informazioni possiamo avere oggi di questi preziosi affreschi?
Per ogni affresco ho compilato una scheda in cui vengono riportati datazione, misure, identificazione iconografica, descrizione molto precisa di ciò che è rappresentato in ogni affresco, attribuzione e analisi del contesto, ossia ho cercato di capire perché un determinato affresco sia stato dipinto in quel determinato luogo.

Un lavoro molto rilevate per il nostro territorio, un punto di partenza per un’analisi sistematica del nostro patrimonio pittorico. Che cosa manca al tuo lavoro per essere completato? 
Manca la parte archivistica. Come detto in precedenza, manca la parte di approfondimento delle fonti. C’è ancora tanto da scoprire e quindi da raccontare su queste importanti tracce lasciate dagli artisti del passato! Spero ci sia presto la possibilità di rendere più completo e organico il lavoro affrontato fino a qui.


Lidia è stata gentilissima e molto disponibile, ma l’ora è tarda ed è arrivato il momento di togliere il disturbo. Tornano a casa, non riesco a smettere di pensare a quanto sia importante conoscere il valore delle testimonianze del passato, eppure sembra che questa ovvietà sfugga ai più. L’abitudine ci porta a vivere passivamente le opere d’arte che abbiamo sotto il naso. Quanto poco sappiamo di ciò che ci circonda! Siamo tutti presi dai grandi eventi, tutti che corrono a vedere l’ultima mostra di Renoir, o una super collezione dell’ennesima banca con i grandi nomi dell’arte da Raffaello a Fontana. Tutto esaurito e code chilometriche. Tutti che ardono dal desiderio di raccontare che sono andati a vedere l’ultima grande e imperdibile mostra. E poi non sappiamo praticamente nulla di quello che abbiamo in casa.
Il lavoro di Lidia è un importante punto d’inizio, sarebbe davvero bello se enti culturali o associazioni, che hanno l’obiettivo di valorizzare il territorio, trovassero le risorse e la voglia di portare avanti questo lavoro e dare a Iseo una bella monografia sulla sua pittura, per poi strutturare percorsi di scoperta e di lettura della NOSTRA arte.
Non so se questa intervista riuscirà a risvegliare la curiosità di qualcuno, ma spero che il lavoro di Lidia possa essere pubblicato e inauguri uno studio sistematico e ragionato del nostro patrimonio: l’unica ricchezza che, se tutelata con buonsenso, non ci potrà mai essere portata via.

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